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Cous Cous Fest 2019…la cucina oltre i confini!

Racchiusa tra un mare cristallino e una dolomite in miniatura la cittadina di San Vito Lo Capo è da sempre divisa tra terra e mare. Alla ricerca di una sua dimensione racchiude nel suo paesaggio tipico, di case bianche senza tetto, l’essenza di un’intera Isola, la sua Isola, quella Sicilia storico crocevia di Popoli nel Mediterraneo.
Come a voler rinnovare questo patto con il mondo, da 22 anni la città ospita una manifestazione che raccoglie in se tutti i dubbi e le speranze che accompagnano i popoli che si affacciano su quel mare che divide, ma che unisce allo stesso tempo. Così delle piccole sfere di semola sapientemente lavorate diventano il file rouge per raccontare popoli, storie e tradizioni. Da 22 anni un piatto semplice dalle mille declinazioni torna puntuale ogni settembre per raccontare come il cibo unisce, SEMPRE!
Il Cous Cous Fest 2019 è stato per noi un’esperienza unica, un viaggio di appena due giorni (il prossimo anno saranno di più) mirato alla partecipazione come giuria popolare alla Gara che ogni anno anima il festival: Cous Cous Fest World Championship!
Siamo stati anche noi giurati per un’ora in una delle semifinali che ha visto scontrarsi la delegazione USA e quella UNHCR.

Prima di parlare dei piatti un elogio alla perfetta organizzazione dell’evento, ma sopratutto dei round della competizione. Sulla piazza principale di San Vito è stata allestita sotto il palco una vera e propria sala da ristorante perfettamente apparecchiata. I presentatori Federico Quaranta in coppia con la food blogger italo-marocchina Siham Lamoudni, con l’ausilio del comico Sasà Salvaggio hanno condotto la serata in maniera esemplare. Tutto sotto l’occhio vigile di una giuria tecnica presieduta da Enzo e Paolo Vizzari e composta da volti noti del mondo enogastronomico italiano.
Passiamo al fulcro della gara: i piatti!
Il piatto degli Stati Uniti, preparato dello chef Kevin Sbraga (vincitore di “Top Chef”) si ispira al piatto americano Shrimp and grits a base di semola di mais e gamberi. A nostro parere il piatto è semplice, ma in bocca resta strutturato e persistente. Le spezie gli danno carattere e una buona spinta, ma purtroppo sovrastano la delicatezza del gambero che si perde nella giostra dei sapori.

Il piatto preparato dalla delegazioni UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) è un piatto che parla di speranza, due rifugiati che nelle loro nazioni di origine esercitavano mestieri diversi hanno trovato nella cucina il modo di ripartire. Il loro piatto creato con una spesa di appena 1,50€ è il simbolo di una rinascita, il muro di cous cous separa i condimenti tipici dei loro paesi di origine (salse speziate, cipolline, zucchine) e per assaggiare il piatto si deve distruggere il muro. Questa distruzione simbolica genera al palato un piatto nuovo ad ogni boccone tutto da scoprire e da imparare come la contaminazione tra culture.

Hanno vinto la sfida gli USA e la competizione il Senegal, ma in realtà hanno vinto la cucina e la cultura.

Avremmo voluto fare tante altre cose, purtroppo il tempo è sempre tiranno, ma torneremo! Intanto ci siamo fatti anche un bel selfie con la mitica Chiara Maci, un esempio per qualsiasi blogger dal momento che è riuscita a trasformare la sua passione in professione!

Cous Cous Fest…
Atteros annos megnus…